La Fame di Camilla: 'Il nostro rock a Sanremo'

La Fame di Camilla è il nome di un simpatico ensemble barese-albanese che dal 2007 porta in giro per l'Italia un pop-rock di ispirazione internazionale che strizza l’occhio al cantautorato. La loro storia cavalca, d’altronde, tutte le dicotomie possibili: dalla scena indie-rock fino a Sanremo e poi ritorno, cantando in italiano ma anche in albanese (lingua madre di Ermal, il cantante) e mescolando ritmi graffianti a testi dall’approccio poetico. PopOn incontra Ermal Meta (voce), Giovanni Colatorti (chitarra), Dino Rubini (basso) e Lele Diana (batteria) a poche ore dall’esordio sul palco dell’Ariston. Loro, dopo un veloce e burlesco consulto, decidono di non nominare nessun portavoce ufficiale: risponderanno tutti insieme a ogni domanda, in modo eterogeneo e collettivo. Come un vero ensemble...

Con voi e molti altri artisti, il rock quest’anno ha conquistato il Festival della canzone italiana. Cosa ne pensate?
Ci sentiamo degli alieni. Anzi: ci sentiamo dei terrestri in terra aliena! Ma è bello comunque: il festival è una kermesse di canzoni italiane, e noi presentiamo la nostra. Poi in realtà quest’anno anche tra i big, al di là dei pezzi tipicamente sanremesi che ci sono e ci saranno sempre, mi è sembrato che ci sia un bel tiro: Enrico Ruggeri, Fabrizio Moro, Simone Cristicchi, addirittura anche Marco Mengoni ha una bella chitarra nel suo brano...

E il vostro brano invece, Buio e Luce, come lo raccontereste?
Buio e luce parla di una storica dualità, l’eterno conflitto tra ragione e sentimento, tra testa e cuore, anche all’interno di una stessa persona. La canzone dice infatti: “buio e luce sono figli del sole”. È perciò un invito da parte nostra a seguire un po’ di più il cuore piuttosto che la testa: per quanto il buio cerchi di impedire il ritorno della luce, alla fine non ci riesce, così come non la ragione non può nascondere l’identità del cuore.

È un brano nato appositamente per Sanremo?
No, ma è nato casualmente quattro giorni prima di decidere la nostra partecipazione a Sanremo. L’abbiamo poi scelto per il Festival perché tra i brani inediti che avevamo, era forse quello che rappresentava nel modo migliore il nostro sound. E anche perché, almeno all’apparenza, sembrava la canzone meno sanremese, perché è quella più rock e con un tiro maggiore. D'altronde sulla partecipazione a Sanremo nessuno ci ha imposto nulla. Noi abbiamo voluto tentare, e tentare con questo brano, senza avere sinceramente neanche troppe speranze di farcela. Non credevamo assolutamente che avremmo potuto passare la prima selezione, e poi neanche la seconda: in qualche modo è successo, e siamo felici così.

Com’è cambiata la vostra canzone con l'apporto dell'orchestra sanremese?
Il pezzo si presta molto, infatti vorremmo suonarlo con l’orchestra anche in futuro! In ogni caso Buio e luce era già stata arrangiata con una sezione archi, quindi si è trattato solo di ascoltare una diversa timbrica di qualcosa che in parte già c’era. Il risultato ci è piaciuto molto, perché l’orchestra riesce a incastrarsi perfettamente con le nostre sonorità un po’ più rock. Siamo molto soddisfatti.

Venite dalla scena indie-rock e live. Quali sono le impressioni di questo grande carrozzone sanremese?
Beh, abbiamo capito che a Sanremo il live è importante relativamente, perché ovviamente conta più la componente spettacolare. Lo abbiamo appurato e stiamo reagendo di conseguenza. Infatti ci stiamo preparando, e sul palco ci saranno delle sorprese… (ridono, ndr)

Ecco una domanda che è impossibile non fare: da dove nasce il vostro nome?
La fame di Camilla nasce dalla nostra esigenza di dare alla band un nome che rispecchiasse il modo in cui ci approcciamo alla musica. Un approccio istintivo, legato alla sopravvivenza, come la fame per l'appunto. Riguardo a Camilla… lo spiegheremo nella prossima puntata!

Componete da sempre in due lingue: l’italiano e l’albanese, presente nel brano finale del vostro disco. E' una commistione del tutto inedita per la musica italiana…
Viaggiamo in realtà su due binari che non sono propriamente uguali, perché il pezzo in albanese è per ora una chicca che abbiamo regalato a noi e ai nostri fan. Cantiamo fondamentalmente in italiano perché siamo in Italia, e vogliamo comunicare il nostro messaggio a più gente possibile. Però rimane sempre bello affrontare una lingua particolare come l’albanese, così ricca di suoni che l’italiano non ha. Ma in realtà l'albanese non è stato un esperimento: quella canzone è venuta fuori così, e aveva delle sonorità talmente oniriche che la lingua che ci si sposava meglio era albanese. Perciò abbiamo subito appoggiato la scelta di Ermal di scriverla nella sua lingua piuttosto che in italiano. Il risultato ci è piaciuto così tanto da convincerci a scriverne altre.

Credete che una commistione tra italiano e albanese possa dare qualcosa in più alla musica e soprattutto alla cultura italiana?
Si, crediamo e speriamo che questa sorta di mixaggio, possa aiutare il melting-pot già in atto. In più è importante che alla musica non si impongano confini: la musica, si sa, non ha bisogno di passaporti.

Parlateci di Buio e luce, il vostro album in uscita.
L’album prende il nome dalla open-track nonché dal pezzo che presentiamo qui a Sanremo. Si compone di tredici brani e si chiude per l'appunto con una canzone in albanese. Subito il Festival partirà un piccolo tour di showcase nelle principali città: una dimensione live che ci piace molto, perché consente sia riarrangiare i pezzi in modo inedito che di avere un contatto più diretto con l’ascoltatore. Ma adesso pensiamo a Sanremo.

fonte : http://www.popon.it/interviste/41-artisti-noti/2819-la-fame-di-camilla-il-nostro-rock-a-sanremo